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1937 Aden Dhow barca a vela 12v. MH SG n. 1/12

L’Impero britannico fu, nel 1921-22, il più vasto impero di tutti i tempi (solo l’impero Mongolo di Gengis Khan raggiunse i 33 mila kmq di estensione senza interruzioni territoriali).

L’Impero britannico comprendeva colonie, domini, protettorati, mandati e altri territori amministrati dal Regno Unito.

Nato coi possedimenti d’oltremare e i trading post fondati dall’Inghilterra tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVIII secolo, al suo apice fu il più grande impero della storia: nel 1920 l’Impero britannico governava circa 458 milioni di persone, un quinto della popolazione mondiale al momento e copriva oltre 37124894 km², quasi un quarto dell’intera superficie della Terra.

Durante l’età delle scoperte nel XV e XVI secolo il Portogallo e la Spagna intrapresero l’esplorazione europea del globo, fondando grandi imperi d’oltremare. Invidiosi della grande ricchezza che questi imperi generarono, Inghilterra, Francia e Paesi Bassi iniziarono a stabilire proprie colonie e reti commerciali nelle Americhe e in Asia. 

Nel 1783 l’indipendenza delle tredici colonie del Nord America a seguito della guerra d’indipendenza americana causò la perdita da parte della Gran Bretagna di molte delle sue colonie più antiche e più importanti. Quindi l’attenzione britannica si riversò verso l’Asia, l’Africa e il Pacifico. Dopo la sconfitta della Francia nelle guerre napoleoniche (1792–1815) la Gran Bretagna emerse come la principale potenza navale e imperiale del XIX secolo.

Nei primi anni del XIX secolo l’Impero britannico si ampliò includendo l’India, gran parte dell’Africa e molti altri territori in tutto il mondo. Accanto al controllo formale esercitato sulle sue colonie, il dominio britannico su gran parte del commercio mondiale significava che di fatto essa controllava le economie di molte regioni, come l’Asia e l’America Latina.

A livello nazionale gli orientamenti politici favorirono il libero commercio e le politiche liberiste e un graduale ampliamento del diritto di voto. In questo secolo la popolazione aumentò velocemente, accompagnata da una rapida urbanizzazione, causando tensioni economiche e sociali. Alla ricerca di nuovi mercati e fonti di materie prime il Partito Conservatore guidato da Benjamin Disraeli intraprese un periodo di espansione imperialista principalmente in Egitto, in Sudafrica e altrove. Canada, Australia e Nuova Zelanda erano domini autonomi.

Con l’inizio del XX secolo Il primo conflitto mondiale mise un’enorme pressione sulle risorse militari, finanziarie e di manodopera della Gran Bretagna che pur mantenendo la sua enorme estensione territoriale non riuscì più a essere la potenza preminente del mondo.

Durante la seconda guerra mondiale le colonie nel sud-est asiatico furono occupate dall’Impero giapponese. Nonostante la vittoria della Gran Bretagna e dei suoi alleati, il danno al prestigio britannico contribuì ad accelerare il declino dell’impero.

L’India, il territorio più prezioso e popoloso dell’impero, ottenne l’indipendenza (1947) come parte di un movimento più ampio di decolonizzazione che si estese in molti territori imperiali.

Il trasferimento di Hong Kong alla Cina, avvenuto nel 1997, per molti fu la fine dell’Impero britannico.

Nel 2022 quattordici territori d’oltremare sono sotto la sovranità britannica. Dopo l’indipendenza, molte ex colonie britanniche hanno aderito al Commonwealth delle nazioni (Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Grenada, Giamaica, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Saint Lucia e Tuvalu), una libera associazione di Stati indipendenti che riconosce Carlo III come sovrano.

Territori in America nel 1922:

  • Canada (compresa Terranova);
  • Honduras britannico;
  • Giamaica;
  • Bahamas;
  • Antigua e Barbuda;
  • Barbados;
  • Dominica;
  • Grenada;
  • San Kitts e Nevis;
  • Saint Lucia;
  • Saint Vincent e Grenadine;
  • Trinidad e Tobago;
  • Isole Cayman;
  • Isole Vergini britanniche;
  • Turks e Caicos;
  • Falkland e dipendenze;
  • Guyana britannica;
  • Montserrat;
  • Isole Sandwich e dipendenze

Territori in Asia 1922

  • Aden e Hadramaut;
  • Bahrein;
  • Brunei;
  • Ceylon;
  • Federazione Malese;
  • Hong Kong;
  • Impero Indiano (compresa la Birmania);
  • Iraq;
  • Kuwait;
  • Maldive;
  • Oman;
  • Palestina;
  • Qatar;
  • Singapore;
  • Stati della Tregua;
  • Territori Britannici dell’Oceano Indiano;
  • Transgiordania

Territori in Africa 1922

  • Africa del Sud-ovest;
  • Basutoland;
  • Beciuania;
  • Camerun britannico;
  • Costa d’Oro;
  • Egitto e Sahara libico;
  • Gambia;
  • Kenya;
  • Isole Mauritius;
  • Isole Seychelles;
  • Nigeria;
  • Nyassaland;
  • Rhodesia del Nord;
  • Rhodesia del Sud;
  • Sant’Elena e dipendenze;
  • Sierra Leone;
  • Somalia britannica;
  • Sudan britannico;
  • Swaziland;
  • Tanganika e Zanzibar;
  • Uganda;
  • Unione Sudafricana;

Territori in Europa

  • Regno Unito;
  • Cipro;
  • Malta;
  • Gibilterra;

Territori in Oceania

  • Australia;
  • Nuova Zelanda;
  • Isole Figi;
  • Isole Cook;
  • Isole Fenice;
  • Isole Gilbert ed Ellice Islands (oggi Tuvalu)
  • Isole Pitcairn;
  • Nauru;
  • Niue;
  • Nuove Ebridi;
  • Papuasia e Nuova Guinea;
  • Samoa Orientali;
  • Tokelau;
  • Tonga;
  • Tuvalu

Le emissioni filateliche per i Paesi che fecero parte dell’Impero Britannico costituiscono tra le più belle raccolte e collezioni di tutti i tempi.

Una curiosità:

il francobollo più raro al mondo è l’1 centesimi magenta di British Guyana.

Lo status leggendario di questo francobollo rende la storia del suo possesso interessante quanto quella del suo disegno, della sua stampa e del suo utilizzo.

I francobolli di British Guyana venivano solitamente stampati in Inghilterra da Waterlow & Sons e inviati in Sud America via nave. Ma nel 1856 le scorte si esaurirono prima dell’arrivo di una nuova spedizione. Fu cos’ che il direttore delle poste E T E Dalton chiese a Joseph Baum e William Dallas, editori del giornale della colonia “Official Gazette” di Georgetown (che aveva prodotto i primi francobolli della colonia nel 1850), di stampare una fornitura provvisoria di emergenza.

Erano previsti due tagli: uno da 1 centesimo, destinato all’uso sui giornali, e uno da 4 centesimi, per le lettere nazionali. Entrambi furono stampati in nero sulla stessa carta color magenta e lasciati imperforati per essere tagliati con le forbici a seconda delle necessità. Il disegno rudimentale raffigurava un veliero e il motto latino della colonia, “Damus petimus que vicissum” (Diamo e ci aspettiamo in cambio), incorniciato da quattro linee nere. Intorno alla cornice, in piccole lettere nere, erano indicati il Paese di emissione e il valore in parole. 

Per prevenire le contraffazioni, ogni francobollo venduto doveva essere siglato da un impiegato dell’ufficio postale.

L’unico francobollo da 1 centesimo sopravvissuto è di forma ottagonale, il risultato del taglio degli angoli della forma rettangolare che era il modo più semplice per tagliare i francobolli dal foglio. Reca le iniziali “EDW”, dell’impiegato E. D. Wight.

Dagli anni Settanta questo francobollo non è più apparso in nessuna esposizione o asta. L’attuale proprietario, John Du Pont, è stato condannato per omicidio nel 1997 e condannato a trent’anni di carcere negli Stati Uniti. Da allora, il francobollo è rimasto nascosto in un caveau a Filadelfia.

https://postalmuseum.si.edu/exhibition/the-sun-never-sets-on-the-stamps-of-the-british-empire

Bibliografia: 

  • Wikipedia – L’impero Britannico
  • Smithsonian National Postal Museum – Virtual Exhibition “The Sun Never Sets on the Stamps of the British Empire”.
  • Focus – www.focus.it – Gli Imperi più importanti della storia

The British Empire was, at its greatest period of expansion in 1921-22, the largest empire of all time (only the Mongol Empire of Genghis Khan reached 33,000 square kilometres without territorial interruption).

The British Empire included colonies, dominions, protectorates, mandates and other territories administered by the United Kingdom.

Created from the overseas possessions and trading posts founded by Britain in the late 16th and early 18th centuries, at its height it was the largest empire in history: in 1920 the British Empire governed around 458 million people, a fifth of the world’s population at the time, and covered over 37124894 km², almost a quarter of the entire surface area of the Earth.

During the Age of Discovery in the 15th and 16th centuries, Portugal and Spain undertook the European exploration of the globe, founding great overseas empires. Envious of the great wealth these empires generated, England, France and the Netherlands began to establish their own colonies and trade networks in the Americas and Asia.

In 1783, the independence of the thirteen North American colonies following the American War of Independence caused Britain to lose many of its oldest and most important colonies. Therefore, British attention turned to Asia, Africa and the Pacific. After the defeat of France in the Napoleonic Wars (1792-1815) Britain emerged as the leading naval and imperial power of the 19th century.

In the early 19th century the British Empire extended to incorporate India, much of Africa and many other territories around the world. Alongside the formal control exercised over its colonies, British dominance over much of world trade meant that it effectively controlled the economies of many regions, such as Asia and Latin America.

At a national level, political orientations favoured free trade and liberalist policies and a gradual extension of voting rights. In this century, the population increased rapidly, accompanied by rapid urbanisation, causing economic and social tensions. Seeking new markets and sources of raw materials, the Conservative Party led by Benjamin Disraeli embarked on a period of imperialist expansion mainly into Egypt, South Africa and elsewhere. Canada, Australia and New Zealand were autonomous dominions.

By the beginning of the 20th century World War I put enormous pressure on Britain’s military, financial and manpower resources, and although Britain retained its enormous territorial reach, it was no longer able to be the world’s pre-eminent power.

During the Second World War the colonies in south-east Asia were occupied by the Japanese Empire. Despite the victory of Britain and its allies, the damage to British prestige helped accelerate the empire’s decline.

India, the empire’s most valuable and populous territory, gained independence (1947) as part of a broader decolonisation movement that spread across many imperial territories.

The transfer of Hong Kong to China in 1997 was, for many, the end of the British Empire.

In 2022, fourteen overseas territories were under British sovereignty. After independence, many former British colonies joined the Commonwealth of Nations (United Kingdom, Australia, Canada, New Zealand, Papua New Guinea, Antigua and Barbuda, The Bahamas, Belize, Grenada, Jamaica, Saint Kitts and Nevis, Saint Vincent and the Grenadines, Solomon Islands, Saint Lucia and Tuvalu), a free association of independent states that recognises Charles III as sovereign.

Territories in America in 1922:

Canada (including Newfoundland);
British Honduras;
Jamaica;
Bahamas;
Antigua and Barbuda;
Barbados;
Dominica;
Grenada;
Saint Kitts and Nevis;
Saint Lucia;
Saint Vincent and the Grenadines;
Trinidad and Tobago;
Cayman Islands;
British Virgin Islands;
Turks and Caicos Islands;
Falklands and Dependencies;
British Guiana;
Montserrat;
Sandwich Islands and Dependencies

Territories in Asia 1922

Aden and Hadramaut;
Bahrain;
Brunei;
Ceylon;
Malaysian Federation;
Hong Kong;
Indian Empire (including Burma);
Iraq;
Kuwait;
Maldives;
Oman;
Palestine;
Qatar;
Singapore;
Truce States;
British Indian Ocean Territories;
Transjordan

Territories in Africa 1922

Southwest Africa;
Basutoland;
Beciuania;
British Cameroon;
Gold Coast;
Egypt and Libyan Sahara;
Gambia;
Kenya;
Mauritius Islands;
Seychelles Islands;
Nigeria;
Nyassaland;
Northern Rhodesia;
Southern Rhodesia;
Saint Helena and dependencies;
Sierra Leone;
British Somalia;
British Sudan;
Swaziland;
Tanganyika and Zanzibar;
Uganda;
South African Union;

Territories in Europe

United Kingdom;
Cyprus;
Malta;
Gibraltar;

Territories in Oceania

Australia;
New Zealand;
Fiji Islands;
Cook Islands;
Phoenix Islands;
Gilbert and Ellice Islands (now Tuvalu)
Pitcairn Islands
Nauru;
Niue;
New Hebrides;
Papua and New Guinea;
Eastern Samoa;
Tokelau;
Tonga;
Tuvalu

The philatelic issues for the countries that were part of the British Empire constitute some of the finest collections of all time.

The rarest stamp in the world is the 1 cent magenta of British Guyana.

 

The legendary status of this stamp makes the history of its ownership as interesting as that of its design, printing and use.

British Guyana stamps were usually printed in England by Waterlow & Sons and sent to South America by ship. But in 1856, stocks of the existing issue were exhausted before a new shipment arrived. Postmaster E T E Dalton asked Joseph Baum and William Dallas, publishers of the colony’s ‘Official Gazette’ newspaper in Georgetown (which had produced the colony’s first stamps in 1850), to print an emergency provisional supply.

Two denominations were planned: one of 1 cent, for use in newspapers, and one of 4 cents, for national letters. Both were printed in black on the same magenta-coloured paper and left imperforated to be cut with scissors as needed. The rudimentary design depicted a sailing ship and the colony’s Latin motto, ‘Damus petimus que vicissum’ (We give and expect in return), framed by four black lines. Around the frame, in small black letters, were the issuing country and the value in words.

To prevent falsification, every stamp sold had to be signed by a post office employee.

The only surviving 1 cent stamp is octagonal in shape, the result of cutting the corners of the rectangular shape that was the easiest way to cut stamps from the sheet. It bears the initials “EDW”, of the clerk E. D. Wight.

Since the 1970s this stamp has not appeared in any exhibition or auction. The current owner, John Du Pont, was convicted of murder in 1997 and sentenced to 30 years in prison in the United States. Since then, the stamp has remained hidden in a vault in Philadelphia.

https://postalmuseum.si.edu/exhibition/the-sun-never-sets-on-the-stamps-of-the-british-empire

Bibliography:

  • Wikipedia – The British Empire;
  • Smithsonian National Postal Museum – Virtual Exhibition “The Sun Never Sets on the Stamps of the British Empire”;
  • Focus – www.focus.it – The most important empires in history.