Che cosa significa collezionare?

Etimologicamente il verbo “collezionare” deriva dal latino «colligĕre» «raccogliere» composto di «con» e «legĕre» «cogliere».
Collezionare è un’attitudine millenaria e un fenomeno antropologico molto antico.
I corredi funerari sono i più antichi esempi di collezionismo che documentano oltre tremila anni di storia dell’umanità attraverso la raccolta di oggetti.
I templi greci sono stati i primi luoghi dove venivano custodite ed esposte le opere d’arte; il più antico esempio di pinacoteca (quadri dipinti su piccole tavole di legno) risale al V secolo a.C. presso l’Acropoli di Atene. Nabucodonosor, sovrano babilonese che regnò dal 604 a.C. fino al 562 a.C., espose pubblicamente la sua collezione di opere, tutte saccheggiate come bottino di guerra, a testimonianza della sua grandezza. A Roma le residenze imperiali, le ville dei consoli repubblicani e dei patrizi erano decorate con statue greche o da copie che venivano appositamente commissionate. Le più grandi collezioni appartenevano a privati o erano composte da tesori saccheggiati in guerra ed esposti per le strade in simbolo di vittoria.

Dalla caduta dell’Impero romano all’avvento dell’era cristiana la Chiesa assunse il ruolo di guida spirituale e culturale. Il primo documento che testimonia una raccolta di oggetti è quello di un uomo di chiesa, l’abate Suger della chiesa di Saint-Denis (Parigi, XII sec.) e sostenitore dei Capetingi (dinastia reale che regnò in Francia tra X e XIV sec. fino all’arrivo dei Valois). Egli faceva capo all’ordine cistercense e nei suoi testi egli enumera la grande quantità di tesori, arredi liturgici, gemme antiche, vasi preziosi e altro che si trovavano all’interno della chiesa. Per Suger la bellezza materiale e la rappresentazione artistica avevano lo scopo di portare il fedele dalla contemplazione alla sfera spirituale che aiutava a capire le varie sfaccettature meravigliose che Dio era in grado di compiere. E’ solo dal trecento che si assiste ad una rinascita dell’interesse per l’antichità classica, visibili soprattutto in ambito veneziano.  E’ con Petrarca che per la prima volta l’arte classica è vista per la sua valenza estetica e storica. Petrarca collezionava monete antiche.

Nel corso del XV secolo in Italiana nascono, gli studioli, luoghi di studio, di meditazione e di solitudine, dove venivano raccolti e custoditi piccoli oggetti d’arte, fino a diventare dei veri e propri musei privati. A differenza delle altre collezioni la raccolta di oggetti preziosi o bizzarri degli studioli è premeditata e sistematica:  il tipo di collezione rispecchia l’immagine del collezionista-fruitore-committente che segue un preciso programma iconografico teso a identificare se stesso ( e mettere in luce le sue virtù morali, intellettuali, politiche e sociali). Lo studiolo, chiamato anche camerino, studietto, scrittoio, tesoretto è identificabile spesso solo con un mobile atto a contenere degli oggetti. Ma già dal Cinquecento, come si legge in alcuni testi di Sabba da Castiglione, lo studiolo era già inteso come una collezione che comprendeva più ambienti. Tra i più celebri ricordiamo quello di Federico da Montefeltro ad Urbino, i “camerini di alabastro” di Alfonso d’Este (temi erotici classici), e lo studiolo di Francesco I de’ Medici a Palazzo Vecchio.

Durante il XVI secolo le collezioni assunsero un carattere enciclopedico, e nell’Europa del Nord nacquero le Wunderkammern: “camere delle meraviglie” poiché erano degli ambienti destinati a raccogliere esemplari rari o bizzarri di storia naturale o artefatti.
I principi raccoglievano in questi luoghi bizzarri elementi di storia naturale, strumenti, invenzioni meccaniche, carte geografiche e tutto ciò che poteva costituire materiale per la didattica e una forma di indagine scientifica universale. Le Wunderkammern sono all’origine del concetto moderno di museo: nel cinquecento sono ancora riconducibili alle raccolte medievali di mirabilia, nel Seicento, ispirate alla grandiosità barocca,  fino alle stanze delle meraviglie del Settecento, legate all’amore per le curiosità scientifiche tipica dell’Illuminismo e che porteranno alla creazione di veri e propri musei nel momento in cui i proprietari inizieranno a catalogare e ad ordinare con metodo le grandi quantità di oggetti in esse contenute e si comincerà, lentamente, ad aprirle anche al pubblico.
All’interesse per il “meraviglioso” si unisce il bisogno di conoscenza sistematica.

Collezionismo: raccolta sistematica di oggetti che offrano un particolare interesse per la storia, per la scienza, per l’arte, o presentino comunque caratteristiche di originalità e ricercatezza. Attraverso l’estrazione degli oggetti dal mondo e la loro sottrazione all’uso consueto, ordinario e profano, la collezione crea uno spazio di riflessione sul mondo e su sé stessi, stabilisce un ordine cosmologico che, a seconda dei tempi e dei luoghi, può aspirare alla totalità e alla completezza (il museo ottocentesco o l’album di figurine dei calciatori) o assumere forme più aperte, personali, esplorative, provvisorie, ludiche, come avviene nelle collezioni d’artista (Elio Grazioli, “La collezione come forma d’arte”, Johan & Levi editore, 2012). In ogni caso, non c’è collezione senza selezione, senza la definizione di criteri e regole, senza ipotesi di ricerca e obiettivi. Si può collezionare qualsiasi cosa, dipinti del ‘600, bastoni, bottoni, fibbie, guanti, pettini, orologi, lex libris, pipe, biglietti o carte da visita, francobolli, monete, opere d’arte, fotografie, libri, e non è la rarità o preziosità degli oggetti (il loro valore intrinseco) a renderli collezionabili (Ivan Bargna “Collezionismo”). Collezionare è molto di più che raccogliere e accumulare degli oggetti: è una pratica di costruzione del sapere attraverso cui si dà forma alla realtà, ce la si rappresenta e la si espone in forma pubblica o privata (Pearce S.M., “On Collecting”, Routledge, London,1995 -). L’ attitudine a raccogliere e conservare oggetti è connaturale alla vita dell’uomo che collezione per soddisfare il proprio desiderio estetico, come forma di investimento, come affermazione di uno status sociale o culturale, per possedere la bellezza.

Gli oggetti nascono e si fondono con frammenti di storia, sono un archivio delle memorie del tempo.

C.M.

What does it mean to collect?

Etymologically, the verb ‘to collect’ derives from the Latin ‘colligĕre’ ‘to gather’ composed of ‘con’ and ‘legĕre’ ‘to seize’.
Collecting is a millenary attitude and a very ancient anthropological phenomenon.
Grave goods are the oldest examples of collecting, documenting over three thousand years of human history through the collection of objects.
Greek temples were the first places where works of art were kept and displayed; the oldest example of a picture gallery (pictures painted on small wooden boards) dates back to the 5th century BC at the Acropolis in Athens. Nebuchadnezzar, the Babylonian ruler who reigned from 604 B.C. until 562 B.C., publicly exhibited his collection of works, all looted as spoils of war, as a testimony to his greatness. In Rome, the imperial residences, the villas of the republican consuls and patricians were decorated with Greek statues or copies that were specially commissioned. The largest collections belonged to private individuals or consisted of treasures plundered in war and displayed in the streets as a symbol of victory.

From the fall of the Roman Empire to the advent of the Christian era, the Church assumed the role of spiritual and cultural leader. The first document testifying to a collection of objects is that of a churchman, Abbot Suger of the church of Saint-Denis (Paris, 12th century) and supporter of the Capetians (a royal dynasty that ruled France between the 10th and 14th centuries until the arrival of the Valois). He was a member of the Cistercian order and in his writings he enumerates the great quantity of treasures, liturgical furnishings, ancient gems, precious vases and more that were to be found inside the church. For Suger, material beauty and artistic representation were intended to take the faithful from contemplation to the spiritual sphere that helped them understand the various marvellous facets that God was able to accomplish. It is only from the 14th century that we see a revival of interest in classical antiquity, visible especially in the Venetian sphere.  It is with Petrarch that classical art is for the first time seen for its aesthetic and historical value. Petrarch collected ancient coins.

During the 15th century in Italy, studioli were born, places of study, meditation and solitude, where small objects of art were collected and kept, until they became true private museums. Unlike other collections, the collection of precious or bizarre objects in the studioli is premeditated and systematic: the type of collection reflects the image of the collector-collector who follows a precise iconographic programme aimed at identifying himself (and highlighting his moral, intellectual, political and social virtues). The studiolo, also called camerino, studietto, scrittoio, tesoretto is often only identifiable with a piece of furniture designed to contain objects. But already in the 16th century, as we read in some texts by Sabba da Castiglione, the studiolo was understood as a collection comprising several rooms. The most famous include that of Federico da Montefeltro in Urbino, Alfonso d’Este’s ‘alabaster dressing rooms’ (classical erotic themes), and Francesco I de’ Medici’s studiolo in Palazzo Vecchio.

During the 16th century, collections took on an encyclopaedic character, and in northern Europe the Wunderkammern: ‘chambers of marvels’ came into being, as they were rooms designed to collect rare or bizarre specimens of natural history or artefacts.
In these bizarre places, princes collected natural history items, instruments, mechanical inventions, maps and anything else that could constitute material for didactics and a form of universal scientific investigation. The Wunderkammern are at the origin of the modern concept of the museum: in the 16th century they were still related to the medieval collections of mirabilia, in the 17th century they were inspired by Baroque grandeur, up to the wonder rooms of the 18th century, linked to the love of scientific curiosities typical of the Enlightenment and which would lead to the creation of real museums when the owners began to catalogue and methodically order the large quantities of objects they contained and slowly began to open them up to the public.
The interest in the ‘marvellous’ is combined with the need for systematic knowledge.

Collectionism: systematic collection of objects that offer a particular interest in history, science, art, or otherwise present characteristics of originality and refinement. Through the extraction of objects from the world and their removal from customary, ordinary and profane use, the collection creates a space for reflection on the world and on oneself, it establishes a cosmological order that, depending on time and place can aspire to totality and completeness (the 19th-century museum or the footballer’s sticker album) or take on more open, personal, exploratory, provisional, playful forms, as happens in artists’ collections (Elio Grazioli, “La collezione come forma d’arte”, Johan & Levi editore, 2012). In any case, there is no collection without selection, without the definition of criteria and rules, without research hypotheses and objectives. You can collect anything, paintings from the 17th century, sticks, buttons, buckles, gloves, combs, watches, lex libris, pipes, tickets or business cards, stamps, coins, works of art, photographs, books, and it is not the rarity or preciousness of the objects (their intrinsic value) that makes them collectible (Ivan Bargna ‘Collecting’). Collecting is much more than collecting and accumulating objects: it is a practice of constructing knowledge through which one shapes reality, represents it and exhibits it in public or private form (Pearce S.M., “On Collecting”, Routledge, London,1995 -). The attitude of collecting and preserving objects is connatural to the life of man, who collects to satisfy his aesthetic desire, as a form of investment, as an affirmation of social or cultural status, to possess beauty.

Objects come into being and merge with fragments of history, they are an archive of the memories of time.

C.M.